La Sipap è addolorata per la prematura e improvvisa perdita dell'amico e collega Giovanni Greco.
Il Consiglio nazionale congiuntamente agli associati che hanno avuto l'occasione di conoscerlo, si uniscono con un abbraccio affettuoso ai figli, ai familiari tutti e agli amici di Giovanni. Condividiamo e pubblichiamo integralmente il contributo di due soci fondatori della nostra associazione Giancarlo Ceccarelli e Stefano Crispino, ora componenti del Comitato scientifico, in memoria dell'amico e già Vicepresidente Sipap Giovanni Greco.
(Il Presidente Pierluigi Policastro, a nome di tutta la Sipap)
(Di seguito un pensiero di Giancarlo Ceccarelli, Comitato Scientifico e socio fondatore Sipap)
A 62 anni se n’è andato, ieri 22 novembre il suo cuore ha smesso di dargli vita.
Per chi non lo conosce un breve ricordo, per chi lo conosceva un ritorno indietro nel tempo.
È stato per la SIPAP una figura fondamentale, un punto di riferimento. Fu candidato dalla SIPAP alle elezioni
Enpap del 1999 e fu eletto consigliere CIG (Consiglio di Indirizzo Generale), rieletto poi per altre due volte fino al 2009. La sua competenza nelle questioni organizzative e finanziarie era una ricchezza per tutti gli altri consiglieri.
Si era laureato a Roma in Psicologia e aveva frequentato successivamente il Tavistok Institute di Londra. La sua competenza in Scienze dell'Organizzazione lo ha portato ad occuparsi per molti anni di consulenza, coordinamento e gestione dei processi organizzativi di varie società.
Negli ultimi anni è tornato al suo antico sogno, la psicoterapia, divenendo Vicedirettore e legale responsabile della SIFT (Società Italiana per la Formazione in Psicoterapia).
Giovanni riposa là dove sei.
(Di seguito un pensiero di Stefano Crispino, Comitato Scientifico e socio fondatore Sipap)
ELOGIO DELL'AMICIZIA
Sono appena tornato dal rito di commiato di Giovanni e mai avrei pensato di scrivere su di lui, sulla sua morte, così presto di un nostro distacco.
Per questo preferisco ricordarlo e farlo conoscere, a chi non l'ha mai frequentato, parlando direttamente a lui.
Ho perso un amico.
Si, caro Giovanni sei stato, sei e sempre sarai un amico, prima che un Collega nella professione.
Oggi nel pensare a te e alla nostra lunga storia in comune ho compreso che l'amicizia è un sentimento subdolo e strisciante, si insinua come un serpente, silenzioso nelle relazioni.
Entra piano piano nell'Anima e ti possiede e ti cambia senza che tu abbia il tempo di esserne sufficientemente consapevole.
E poi, quando arriva il momento che te lo portano via, rimani lì attonito e incredulo, perché in quel momento, solo in quell'istante, ti è chiaro di cosa sei stato privato.
Siamo uomini del sud, io e te, siamo confinanti, io più a sud di te e tu più a nord di me.
Chi lo avrebbe detto che dietro quell'aplomb anglosassone abitasse un calabrese.
E da classici uomini del sud siamo diffidenti. Leali ma diffidenti.
Per noi fidarsi è cosa seria. Per questo ci abbiamo messo anni a fidarci l'uno dell'altro.
Ci siamo osservati in modo circospetto, l'uno le mosse dell'altro, incerti se buttarsi o no.
E mentre ci osservavamo siamo stati costruttori di idee, esperienze, passioni, avventure.
E così, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, alla fine ci siamo fidati.
Ho conosciuto di te l'originalità delle idee, la passione per l'avventura politico-professionale, la tua distaccata diplomazia, il tuo self control.
Quando tutti "scleravano" (me compreso) come ti piaceva dire, tu contrapponevi una calma surreale, come le ironiche provocazioni nei momenti più imprevedibili.
Sei stato un valido e prezioso compagno di battaglie nella Sipap, all'Enpap soprattutto, ma anche nelle campagne per le elezioni dell'Ordine.
Ci credevi, eri trainante, discutevamo a lunqo, a volte erano scontri duri di idee e di-visioni, ma eravamo dalla medesima parte, questa lealtà non è mai venuta meno in alcun istante. Ci abbiamo messo anni a fidarci e questo era per sempre.
Ho conosciuto la tua dolcezza di padre attento e premuroso, lì non era possibile alcun distacco, spesso più mammo che babbo e questo mi piaceva di te.
Mi riconoscevo in questo maschile che si fa anima negli affetti intimi e privati.
Abbiamo condiviso per questo e nello stesso periodo le nostre passioni, le ferite dell'amore, ci siamo sostenuti e consolati a vicenda.
Ognuno dei due era bravo con l'altro sulla base dei propri sperimentati limiti.
Oggi penso e spero che io sia stato per te un fratello, visto che questa era una esperienza che ti mancava.
Quello che non ho conosciuto di te è la tua capacità di artista. A pochi hai confidato di essere stato da giovane un attore e un regista.
Con umiltà non hai mai decantato di aver imparato da grandi attori e registi del teatro italiano.
Mi sono chiesto perché hai abbandonato il magico mondo del teatro per la psicologia.
È per me fonte di rammarico non essermi impegnato nel progetto di creare insieme una compagnia teatrale tra psicologi, anche se a livello amatoriale.
Avrei potuto imparare molto da te e conoscere anche questa tua parte di vita.
Tutto ciò mi mancherà, ma per quello che è stato lo porterò sempre dentro di me.
Di una cosa sono davvero addolorato, Giovanni, di non essermi reso conto di tutto questo mentre lo vivevamo e di sentirmelo arrivare dentro così, tutto insieme, proprio quando te ne vai e senza averti potuto dire semplicemente, da uomo del sud a uomo del sud: Ti Voglio Bene.
Ciao Giovanni, buon viaggio, è stato bello conoscerti e fare un pezzo di viaggio insieme in questa vita.